Costernazione in tutto il mondo economico per le confidenze berlusconiane nel vertice italo-inglese circa una possibile nazionalizzazione delle banche.
Tuttavia quella che potrebbe sembrare una semplice provocazione, di fatto drammaticamente non lo è. La Banca non è un’impresa come tutte le altre; è una impresa con forte valenza sociale. La banca è il grande motore dell’economia sia per le imprese che hanno bisogno di risorse per produrre, sia per le famiglie che devono poter contare sugli Istituti di credito quando depositano i risparmi o quando chiedono prestiti e finanziamenti. Se la banca dovesse diventare qualcosa di diverso e di fatto non volesse o potesse esercitare più questa doppia funzione di carattere sociale ci domamdiamo quale sarebbe a questo punto il ruolo bancario. Raccogliere fondi per investirli ma dove? Chi sosterrebbe le imprese soprattutto quelle piccole? E le famiglie? Se le banche dovessero ignorare questi aspetti come potrebbe il governo obbligarle in tal senso?
I governi devono fare la loro parte a sostegno dell’economia delle imprese e delle famiglie. Tuttavia ciò non è possibile senza il coinvolgimento delle banche. Le banche chiedono nel mondo aiuti agli Stati; ma come si fa a capire un aiuto pubblico, quindi con i soldi della collettività, se quei soldi servono a riparare i bilanci degli stessi Istituti e non a sostenere famiglie e imprese.
Una riflessione occorre poi dedicarla agli strumenti che oggi vengono adottati per sostenere l’economia. Strumenti inadeguati per riuscire a mettere in sicurezza i redditi delle famiglie. Se le famiglie non disporranno di reddito sufficiente non potranno pagare le rate; non ricevendo i soldi dai clienti le banche avranno problemi di liquidità e collasseranno; però il Pil, formato dei redditi di tutti ci dicono che non crescerà anzi diminuirà; allora se non si può intervenire nel dare più reddito alla gente occorre rendere le rate da pagare compatibili con il reddito esistente. Occorre progettare e mettere sul mercato prodotti che consolidino e spalmino nel tempo il debito delle famiglie in rapporto alle risorse che ognuno deve disporre per sopravvivere. I prodotti esistenti di consolidamento sono pochi, inefficaci e lasciati alle iniziative commerciali delle banche. Occorre prevedere interventi di rinegoziazione del debito strutturali e su vasta scala, magari con aiuti governativi.
Sino a che non verranno toccati questi argomenti e data loro una soluzione di sistema, assisteremo alla cura di una grave malattia con dosi massicce e inutili di aria fritta.
Lucio Molinari
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